La Cittadella felice: il rilancio di Antonucci

La cura del club veneto ha funzionato anche per il calciatore cresciuto nella Roma

 

 

Di cosa rappresenti il Cittadella per la Serie BKT, ma più ampiamente per il calcio italiano, si è spesso scritto e parlato, eppure la bontà del progetto è talmente ampia e profonda che non si ha mai la sensazione di esercitarsi su un qualcosa di già visto.

Un modo di fare calcio unico, difficilmente replicabile, basato su una mescolanza tra sensazioni, dati, oculatezza economica, compattezza umana prima che professionale. Un’oasi che trabocca della serenità spesso cercata ma non trovata da parte di calciatori e allenatori, un posto in cui potersi ritrovare (o trovare) ed esprimere le proprie qualità come mai fatto prima.

Nelle annate vissute costantemente sulla cresta dell’onda in Serie BKT, praticamente tutte col miglior rapporto tra valore della rosa e piazzamento finale, sono stati tanti i calciatori valorizzati da quest’esperienza, come se il club del presidente Andrea Gabrielli fosse in grado di toccare corde prima inesplorate.

Mirko Antonucci fa parte di questa corposa lista, parte integrante di una “Cittadella” felice.

Gli esordi con la Roma, poi l’estero

Classe ’99, cresciuto nel fiorente settore giovanile della Roma, le sensazioni attorno all’estrosa ala sinistra erano decisamente positive: a guidarne gli elogi erano indiscutibili qualità tecniche, tanta agilità e un’inebriante irrequietezza contenuta nelle sue giocate. Doti che nel settore giovanile giallorosso gli hanno permesso di scalare la montagna da protagonista, così da guadagnarsi l’esordio in prima squadra nella stagione 2017-2018, con tre presenze raccolte (due in campionato, una in Champions League).

Si è appunto parlato di montagna, perché in effetti non è per niente scontato arrivare a giocarsi le proprie carte in prima squadra addirittura con la Roma: non appena il sogno diventa realtà, capita di realizzare come quella montagna probabilmente fosse una collina con qualche centinaio di metri in più rispetto alla norma, perché il difficile viene quando la parte più gravosa del lavoro sembra già fatta. Il percorso di Antonucci tra i professionisti è incerto, claudicante, mai propriamente rispettoso di quanto fatto vedere nelle stagioni precedenti.

Trentaquattro presenze in tre annate tra Pescara, nuovamente Roma, i portoghesi del Vitoria Setubal e Salernitana: il conteggio dei gol piange e si ferma a uno. Serve qualcosa di diverso, in grado riaccendere la lampadina del genio che ne aveva guidato l’adolescenza. Qui subentra il Sensei della Serie BKT: Stefano Marchetti.

Il Direttore Generale del Cittadella, parlando delle proprie capacità in termini di comprensione e valorizzazione del potenziale, negli scorsi mesi ha pronunciato queste parole: “È più facile che prenda un calciatore che non viene dalla sua migliore annata, per motivazioni, voglia di rivalsa e fame. Devo cercare di vedere qualcosa che gli altri non vedono”.

Un virgolettato, ma soprattutto un concetto, che si stampa alla perfezione sull’evoluzione avuta da Antonucci nell’ultima stagione.

 

 

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Schierato trequartista nel 4-3-1-2 di mister Gorini, Antonucci ha probabilmente ritrovato la leggerezza e la creatività fondamentali per un calciatore come lui: si è liberato del peso dell’aspettativa e ha potuto “semplicemente” giocare a calcio. L’ha fatto tanto e bene, realizzando tre gol (due in più, come evidenziato, rispetto alla somma di quanto realizzato in tutte le esperienze precedenti nel calcio dei grandi) e mettendo a referto ben sette assist. Uno dei suoi gol è diventato il secondo più rapido della storia della Serie B.

I principi di gioco dell’allenatore sono risultati certamente adatti alle caratteristiche del ragazzo, costantemente nel vivo del gioco, lasciato libero di svariare e creare, oltre alla possibilità di duettare con un calciatore come EnricoBaldini, con il quale parla la stessa lingua, quella di coloro che danno del tu al pallone. Alcune prestazioni di Antonucci sono state scintillanti, e non può essere un caso che le sue reti siano arrivate contro Pisa, Brescia e Lecce, due compagini poi approdate ai playoff e una direttamente promossa in Serie A. Antonucci è stato grande con le grandi (ma non solo), ed è probabilmente una giocata a urlare (metaforicamente) a gran voce questo concetto: non possiamo che fare riferimento al secondo gol più veloce nella storia della Serie B, che Mirko ha realizzato dopo appena ventinove secondi lo scorso 23 febbraio al Via del Mare di Lecce, per giunta dopo aver superato con un tunnel un totem della categoria come Lucioni.

Antonucci non era quello del passato, ma è più vicino al calciatore di questo presente visto al Cittadella. Era necessario che lo ricordasse agli addetti ai lavori e tifosi, ma in primis a se stesso.

 

 

 

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