Andrea Silenzi: la storia del primo italiano in Premier League

Il primo calciatore del nostro Paese a giocare in Inghilterra negli anni ’90 ha dato il meglio di sé tra Reggiana e Torino

Nella foto Silenzi con la maglia della Reggiana

 

A giugno 1990, mentre l’Italia si sta preparando ad impazzire per le “Notti Magiche” del Mondiale di casa, la 58° edizione del campionato di Serie B emette i suoi verdetti inappellabili.

Salgono in Serie A Torino, Pisa, Cagliari e Parma, mentre la classifica cannonieri è appannaggio di un giovane attaccante di Roma, 24 anni all’epoca, titolare della maglia numero 9 della Reggiana: Andrea Silenzi. Proprio colui che resterà l’unico calciatore della storia de La Regia ad aver vinto il titolo di cannoniere. Ciò che renderà speciale Silenzi nel corso della sua carriera sarà un altro primato: quello di essere stato il primo calciatore italiano ad essere approdato in Premier League.

Silenzi nasce a Roma nel 1966, grande fisico, 191 centimetri di altezza, tanto da guadagnarsi il soprannome di Pennellone. E proprio a Roma, il futuro bomber, muove i primi passi calcistici tra Pescatori Ostia e Lodigiani.

Nel 1988 dopo aver già debuttato in Serie B, Andrea Silenzi scende di nuovo in Serie C, alla Reggiana, fortemente voluto da Pippo Marchioro. E la scelta si rivela decisiva perché l’attaccante è il più prolifico della squadra che torna tra i cadetti dopo 7 anni di assenza. Nella stagione successiva Andrea Silenzi si prende la scena nonostante il nuovo salto di categoria. La Reggiana, sempre sotto la guida di Marchioro, centra un ottimo settimo posto e il bomber romano segna 23 reti in 36 partite superando nella classifica cannonieri attaccanti di razza come Beppe Signori e Igor Protti.

Puntuale arriva l’attenzione e la corte di alcune squadre di Serie A. Attenzione che si manifesta con l’offerta del Napoli di Maradona fresco Campione d’Italia, squadra che porta Silenzi a Fuorigrotta per l’importante cifra, a quei tempi, di 7 miliardi di lire.

In due anni Silenzi segna 6 reti e, nel calciomercato del 1992, passa al Torino. La militanza in granata segna il punto più alto della carriera italiana dell’attaccante romano. Per lui 82 presenze e 24 reti, una Coppa Italia e l’ingresso nel giro della Nazionale, dove sfiora la convocazione ai Mondiali di USA 1994. Addirittura, sull’album Panini del torneo compare la sua figurina, data la certezza di parteciparci, sfumata solo all’ultimo giro di convocazioni.

Tra le big dell’appena nata Premier League figura il Nottingham Forest, terza forza del torneo. In quell’estate, di quasi trent’anni, fa il quotidiano locale lancia la bomba di mercato e annuncia l’arrivo al City Ground di un attaccante di prima fascia della Serie A. I tifosi dei Tricky Trees sognano anche lo svincolato Roberto Baggio, mentre alla conferenza stampa di presentazione compare Andrea Silenzi. L’attaccante del Torino diventa così il primo calciatore italiano emigrato in Premier League.

“In Premier non ci sono molti giocatori più forti di Andrea – lo presenta il tecnico del Nottingham Forest Clark - Sembra proprio il classico centravanti inglese, ma dotato di una buona tecnica. Segnerà parecchio”.

Ma l’avventura in Premier League di Silenzi non è esaltante: 12 presenze in campionato spalmate su due stagioni, 4 presenze in Coppa UEFA e 2 gol peraltro segnati nei primi turni di FA Cup contro formazioni di terza e quarta divisione. Ad ottobre 1996 il ritorno in Italia, in prestito al Venezia in Serie B. A fine stagione il Forest lo richiama alla base, ma Silenzi ha deciso che la sua avventura in Premier è chiusa per sempre. Nella parte finale della carriera torna alle origini vestendo di nuovo la maglia di Reggiana e Torino, infine Ravenna dove a 35 anni appende gli scarpini al chiodo.

“Il soggiorno a Nottingham è servito molto sul piano personale pur se sotto il profilo lavorativo è stato negativo” racconterà lo stesso Silenzi anni dopo.

Anche se la chiave di lettura più umana è quella che spiega a Tuttosport Alf Inge Haaland, il papà di Erling, suo compagno di squadra in quell’avventura: “Ad Andrea mancavano molto Torino e l'Italia... e soprattutto non amava il tea”.

  

 

 

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