Cappuccino e brioche, e al massimo qualche drink alla frutta, rigorosamente analcolico. “La colazione del campione” di Pep Guardiola ai tempi del Brescia era la più semplice del mondo, proprio come i suoi modi. “Un ragazzo alla mano – racconta Simone Mariani – che veniva ogni mattina al mio bar insieme a qualche compagno, o anche da solo”. Ad una sola condizione, però. “Vietato parlare di calcio. Quando veniva qui voleva staccare completamente la spina dal suo mondo. Doveva essere il suo momento di libertà, e anche se era in compagnia di Calori o altri della squadra si parlava di tutt’altro”.
E a distanza di anni per Simone i ragazzi di “quel Brescia” sono rimasti amici storici. “Con Calori mi sento praticamente tutti i giorni e quando sei mesi fa mi sono sposato doveva essere anche il mio testimone, ma non sapeva come era messo con il lavoro e quindi non ha potuto prendere l’impegno”. Ma con Guardiola c’era anche un motivo di grandi scherzi e battute dovuto alla fede calcistica di Simone. “Da sempre sono tifoso della Sampdoria e per questo ci prendevamo sempre in giro per quella finale di Coppa dei Campioni a Wembley quando lui e il suo Barcellona vinsero contro la mia Samp”.
Ma guardandosi attorno nel bar c’è qualcosa che manca. Niente foto, sciarpe o classiche magliette che solitamente colorano i locali frequentati dai calciatori. “Sono cose mie, ne ho tante a casa, ma non ho assolutamente intenzione di esporle qui perché appartengono alla mia vita privata. Non voglio ostentare le mie amicizie perché per me loro sono amici come tanti e non mi va di mettere i mostra quelli che agli occhi di tutti potrebbero sembrare solo dei trofei”.
“Per me un’insalata alla Baggio, grazie”. A una richiesta del genere non si è mai stupito Beppe Gargioni del ristorante la Stacca a due passi da Brescia e oramai grande amico del Divin Codino. “Ci siamo conosciuti quando lui giocava ancora nella Juventus. Siamo accomunati dalla grande passione per la caccia, perché oltre a giocare molto bene a calcio, Roby sa sparare anche benissimo”.
Perché per Beppe, Baggio è Roby e basta: un amico, prima ancora che “il calciatore più forte che abbia mai visto giocare”. Il suo ristorante è tappezzato di foto di Baggio, molte hanno anche l’autografo e una dedica speciale, per lui o per sua moglie Luciana, che non vuole farsi fotografare, ma sotto voce ci svela la ricetta dell’insalata alla Baggio. “Insalata mista, uova sode e scaglie di parmigiano. E come primo andava matto per il risotto con la scamorza. Il medico del Brescia diceva che ingrassava anche solo respirando e allora Roby stava sempre molto attento alla linea, però quando veniva qui si faceva nascondere qualche fetta di scamorza in più sotto il riso già messo nel piatto”.
Beppe e Luciana parlano di Roberto Baggio come un figlio. “Mai vista una persona così gentile e disponibile. Per non farlo assalire dalla folla, lo facevamo accomodare in una saletta privata, ma alle volte qui al ristorante c’erano anche 20 o 30 bambini che facevano la fila per una foto o un autografo e lui non si è mai tirato indietro: li ha sempre accontentati tutti”. Ma sempre dopo aver mangiato il suo risotto con la scamorza e la sua oramai famosa “Insalata alla Baggio”.
I tre amuleti dello stadio Rigamonti si chiamano Rosanna, Mauro e Fausto. Sono con il Brescia praticamente da sempre. Come Fausto Balduzzi, massaggiatore da generazioni: “Mio padre è stato fisioterapista tra prima squadra e settore giovanile dal 1969 al 2013. Mentre io sono arrivato nel ’79”. Mauro Oro, invece, si occupa del magazzino della squadra da oltre vent’anni e tra scarpette, maglie da sistemare e tacchetti da stringere non ha mai perso la sua passione. “Prima ancora di fare questo lavoro vivevo nella curva del Brescia perché sono sempre stato un grande tifoso”. Ultima, ma non certo per importanza, Rosanna Pedrollo che dal 1968 è la segretaria amministrativa della società. “Sono entrata qui grazie al presidente di quell’epoca, Aldo Lupi. In realtà non ero neanche appassionata di calcio, ma ero giovane e avevo bisogno di lavorare. Adesso, a distanza di tutti questi anni, non solo sono diventata tifosissima del Brescia ma sono una vera enciclopedia del calcio”.
Ecco perché ci tiene subito a mettere in chiaro una cosa. “Altro che Totti!!! Il cucchiaio l’ha inventato Egidio Salvi che calciò così un rigore in una partita decisiva per la nostra permanenza in serie B”. A proposito di ricordi Mauro non dimentica il suo primo incontro con Guardiola. “Eravamo tutti un po’ imbarazzati, anche perché arrivò al campo con un giorno di anticipo e noi non avevamo preparato nulla. Lo spogliatoio era pieno e non c’era posto per lui. Nessun problema, però, perché si cambiò in corridoio e ci tranquillizzò tutti dicendo che a lui non importava, aveva solo una gran voglia di scendere in campo”.
Di emozione, e non poca, ne ha ancora oggi Fausto Balduzzi che quando parla di Corioni gli vengono gli occhi lucidi. “Se sono qui oggi lo devo sopratutto al Presidente”, poi la voce si interpone perché lui proprio non ce la fa a non commuoversi. Si prende un attimo poi ricomincia. “Per un massaggiatore la cosa più importante è avere un rapporto umano con i giocatori. Quando è arrivato Baggio mi sono presentato ma non sono riuscito neanche a dire il mio nome per l’emozione. Ma poi tutto è andato alla grande perché nel mio caso non importa quanto sia famoso il giocatore che ho “per le mani”, conta solo quanto sia sincero il nostro rapporto”.
E poi c’è una cosa che Mauro e Fausto raccontano in coro: “Hubner era un grandissimo, prima di ogni partita si nascondeva nel magazzino per una sigaretta e un sorso di grappa. La tenevamo lì per lui, perché tanto poi alla fine andava in campo e la buttava sempre dentro. E cosa vuoi dirgli a uno così!”.
Nella foto Fausto, il massaggiatore, e Mauro, il magazziniere