Una coppia d’attacco di tutto rispetto quella formata da Otello Morghenti e Vincenzo Gollinucci, per tutti Netzer come il calciatore al quale lo paragonavano a Cesena per via dell’aspetto. Dalle parti dello stadio Dino Manuzzi sono una vera istituzione: hanno vissuto da vicinissimo gli ultimi 36 anni di questa società. "Tra gioie e dolori – dice Netzer – anche se il ricordo più bello lo leghiamo alla prima promozione, quella del ’72-’73".
Anni e anni dietro il Cesena con una particolare attenzione ai più giovani. "Ho fatto l’accompagnatore del settore giovanile – racconta Otello – e da quando è stato introdotto il cerimoniale pre partita mi occupo dei bambini che scendono in campo con i calciatori". Netzer, invece, non ha mai smesso di stare al volante del suo pulmino da 22 posti. "Ma non nego che alle volte ci siamo andati anche in 30. In 29 anni ha fatto 675mila chilometri tra stadio Manuzzi e Villa Silvia dove si allenano i ragazzi. Per anni lo abbiamo usato anche per le trasferte ma adesso per quelle lo abbiamo mandato in pensione".
Netzer, invece, in pensione c’è già andato, ma ad una condizione. "Il presidente Lungaresi mi ha detto che sarei potuto andare in pensione ma solo a patto che non avessi lasciato il Cesena che è la mia famiglia". Otello lo prende in giro, e a dispetto dell’età sono due ragazzini che hanno ancora tanga voglia di scherzare. "Sono cresciuto in questa società e non mi sono mai risparmiato perché questa è la mia vera passione".
A contatto con i ragazzini cresciuti nel settore giovanile, poi, ne hanno visti tanti arrivare in serie A. "Giaccherini – ricorda Netzer – era terribile. Faceva un casino pazzesco nel pulmino: io lo riprendevo sempre, ma alla fine ero quello che faceva più casino di loro". Senza dimenticare quale frase diventata memorabile. "Ricordo che quando Bernacci era un ragazzino e faceva il raccattapalle gli dicevo sempre di stare sotto la curva del Cesena e di guardarla sempre perché un giorno, sotto quella curva, avrebbe esultato da protagonista. Fu così e lui non smette mai di ringraziarmi per quelle parole".
Per non parlare dei viaggi in macchina con Ambrosini e di una storica battuta di Adrian Mutu. "Eravamo in attesa delle sue visite mediche e mi chiese se poteva appoggiare le gambe sulle mie. Dopo che gli diedi il permesso lo fece e poi mi chiese ridendo: ‘Netzer, cosa si prova ad avere 20 milioni sulle gambe?’ Gli dissi che stavo benissimo e li avrei tenuti anche se fossero stati 19".
La bella lavanderina del Cesena non lava i fazzoletti, ma maglie da calcio, pantaloncini, calzerotti e tute. Si chiama Debora Grotti. Da 5 anni è diventata la responsabile della lavanderia della squadra, ma non solo. “Mi occupo anche di tutto il materiale del settore giovanile, dagli giovanissimi alla Primavera”. Prima di questo incarico collaborava con una ditta di polizie che si occupava dello stadio Dino Manuzzi, quando poi è arrivata la proposta da parte del capo dei magazzinieri. “Mi disse che la ragazza che c’era stava andando in maternità e serviva una mano. Non ci ho pensato un secondo ad accettare”. E da quel momento la sua vita è cambiata. “Praticamente trascorro qui dentro quasi tutti i giorni, ma non mi pesa affatto, anzi. Il mio lavoro mi piace tantissimo e non mi pesa per niente”.
Anche se alle volte c’è da fare qualche extra. “Lavatrici e asciugatrici fanno tutto da sole e sono perfette, ma in alcuni casi devo provvedere io con le mie mani. Quando le maglie da gara si sporcano di erba me ne occupo direttamente con la mia spazzolina personale e le smacchio per bene”. In 5 anni detiene un bel record…di danni. “Non ho mai scambiato nulla!”. Ma qualcosa è successo lo stesso. “Una volta è successo un casino con la felpa di Parolo – racconta Debora senza trattenere le risate – perché mi hanno chiamato dal campo di allenamento per dirmi che gli andava a maniche corte. Si era inspiegabilmente ristretta, ma davvero non so come sia potuto accadere”. E poi ancora… “Un’altra volta gli accappatoi della prima squadra da blu sono diventati viola. Non si sono scambiati, ma semplicemente scoloriti. A distanza di tempo continuo a non capire cosa abbia sbagliato in quel lavaggio, anche se continuo a dire che la qualità del materiale non doveva essere delle migliori”. E giù altre risate per sviare l’imbarazzo.
Con i giocatori ha un ottimo rapporto ma ci tiene a precisare che è limitato a quello professionale. “Alle volte capita che vengano qui in lavanderia a fare due chiacchiere tra loro e mi tirano dentro, ma io preferisco sempre non intromettermi per rispetto. Sono tutti ottimi ragazzi e molto rispettosi”.
E allora se è vero che i panni sporchi è meglio lavarli in casa, il Cesena può ritenersi davvero fortunato perché in Debora ha trovato davvero due mani d’oro alle quali affidarsi ogni settimana.
Nella foto Debora Grotti, da 5 anni responsabile della lavanderia del Cesena calcio