Il nuovo Parma di Fabio Pecchia, approdato sulla panchina dei Ducali per bissare il capolavoro di Cremona dov’è riuscito a coniugare l’importanza del risultato con la volontà di valorizzare le risorse umane, è partito a inizio annata con la ricerca dei riferimenti tecnici per alzare l’asticella della personalità, e onorare una piazza tanto importante quanto ambiziosa.
Uno situazione in cui stanno emergendo diversi elementi tra i crociati, ed Enrico Del Prato ha dimostrato di essere uno di quelli più a proprio agio nel vestito cucito dall’allenatore.
Classe ’99, prodotto del rigoglioso vivaio dell’Atalanta, le peculiarità di questo calciatore sono sensibili agli occhi degli addetti ai lavori e magari a volte poco appariscenti ad occhio nudo.
La sua carriera, che a 23 anni conserva ottime esperienze passate e prospettive di miglioramento ancora percorribili, rispecchia la sua immagine di calciatore duttile, dunque moderno e produttivo per i club nei quali milita.
La “cantera” bergamasca l’ha cullato e cresciuto calcisticamente come difensore, tanto centrale quanto terzino, sia una linea a tre che a quattro. Sin da subito, dunque, Del Prato ha dimostrato di avere gli strumenti per incidere in base alle funzioni richiestegli, piuttosto che in una posizione statica nella quale eseguire giocate codificati.
Il difensore del Parma è cresciuto con compagni di squadra talentuosi.
Una classe che ha vinto e convinto, rivelandosi come un’annata dal talento traboccante: basta pensare alla presenza, in finestre temporali sparse, di elementi come Kulusevski, Colpani, Carnesecchi, Barrow, Zortea, Mallamo, Elia e diversi altri), Del Prato ha raffinato il suo calcio, oramai assolutamente adatto a incidere in contesti ovviamente più competitivi.
Perché Del Prato è speciale
Terzino destro, difensore centrale, terzo di difesa, mediano, playmaker, terzino sinistro, esterno di centrocampo: Del Prato, dalla cintola in giù, ha giocato davvero ovunque.
La duttilità è un concetto che nel calcio è stato spesso abusato, di conseguenza banalizzato, e impoverito delle sue reali caratteristiche: la grande qualità di Del Prato sta nel sapersi associare con i compagni indipendentemente dalla disposizione in campo che l’allenatore gli assegna. Essere in grado di fare ciò, dunque, vuol dire avere i tratti utili per marcare la differenza.
Giunto alla seconda stagione con il Parma, Del Prato è stato praticamente onnipresente nell’annata 2021-2022, chiusa con ben 34 presenze, indirizzo che in queste prime tredici giornate non è cambiato, dato che è partito undici volte dal primo minuto, in un’occasione è subentrato e solo nel pareggio di Genova Fabio Pecchia ha deciso di non avvalersi delle sue prestazioni.
L’inizio di stagione ha offerto un upgrade del calciatore visto in passato. Del Prato, infatti, ha iniziato la stagione mettendo a referto tre gol (più di tutti quelli messi a segno in carriera) e un titolo di MVP dell’undicesima giornata.
Arrivato in prestito l’anno scorso, il difensore si è rivelato un punto fermo su cui iniziare a costruire la base solida del Parma del futuro, possibilmente giovane, ambizioso e predisposto al sacrificio, l’identikit che collima con giocatori come Enrico Del Prato.