Da dicembre fino agli inizi del girone di ritorno, la stagione del Perugia ha beneficiato di una nuova, magnifica, fioritura.
La paura sperimentata in autunno, a poco a poco è stata soppiantata dalla speranza di un prosieguo di stagione diverso, rigoglioso, guerreggiante come il condottiero del Grifo, quel Fabrizio Castori che non conosce il significato della resa. In questo percorso, è doveroso sottolineare gli interpreti che ne stanno agevolando la prosecuzione: uno di questi è indiscutibilmente Simone Santoro.
Giunto alla seconda stagione in terra umbra, Santoro nella scorsa annata ha vissuto un importante processo di conoscenza, ambientamento e completamento tecnico-tattico. Presentatosi come un trequartista con la competenza e il desiderio di vivere il campo anche in mediana, mostrando dunque sin da subito grande duttilità, l’ottimo Massimiliano Alvini ha cercato di valorizzarne proprio queste qualità, così da forgiare un centrocampista completo, in grado di incidere con e senza il pallone, iniettando dunque tecnica e attitudine nella manovra.
A Perugia per imporsi
Un calciatore, il classe ’99, che va raccontato anche analizzandone la storia, dato che nel suo percorso Santoro si è messo alla prova su ogni spicchio di campo: basti pensare che a Teramo (prima piazza conosciuta dopo l’esperienza con il settore giovanile del Palermo) Santoro ha addirittura ricoperto la posizione di ala (sia destra che sinistra) dato che l’allenatore Massimo Paci desiderava sfruttarne la gamba, l’ottima tecnica e la propensione a giocare dentro il campo per poter favorire l’apertura di spazi laterali da aggredire.
Perugia, dunque, è stato ed è uno step ulteriore per implementare la propria propensione in un contesto superiore, certamente più competitivo e con un maggiore dispendio tanto atletico quanto cognitivo. I risultati, campo alla mano, sono stati positivi, perché la sensazione è che il Santoro odierno sia un calciatore decisamente cresciuto, con la dote di stazionare su ritmi molto elevati, capace di essere presente con continuità nell’arco dei novanta minuti.
Soprattutto nelle più recenti uscite, Santoro restituisce davvero l’impressione tangibile di aver acquisito una tranquillità in senso lato: non teme quando gli viene chiesto di impostare; continua ad amare gli inserimenti senza palla, si crea quando possibile la possibilità di andare al tiro, senza rifiutare il duello difensivo.
Il ragazzo, dunque, in pochi minuti può passare dall’essere diga all’essere pennello, dalla rocciosa resistenza all’elegante proposta.
Nella prestazione contro il Brescia c’è la sintesi di quanto raccontato: volume di gioco, gol pesante, sostituzione all’intervallo per un giallo che avrebbe potuto limitarne l’apporto. Aggressività e qualità, difesa e attacco, intenzioni e desideri: il Perugia potrebbe aver scoperto un nuovo faro per puntellare il centrocampo insieme al collega di reparto Christian Kouan.