Il punto sulla B di Enrico Testa

Il caporedattore centrale della Rai, ed ex coordinatore di 90' Minuto Serie B, inaugura la sua rubrica sul Campionato degli italiani

 

 

Il campionato degli italiani. E poi l’hasthag #calciovero. La Serie B, e non da oggi, non ha paura di mettersele da sole, le etichette. E non è coraggio ma consapevolezza. Perché se poi all’annuncio non corrisponde la verità la figuraccia sarebbe evidente. Invece no. E lo dicono i numeri. Delle presenze allo stadio, dello spettacolo in campo, della partecipazione (parola quasi blasfema nel calcio moderno), ancora di più delle infinite iniziative benefiche e sociali che, sempre alla voce partecipazioni, rendono la seconda serie decisamente più vicina alla serie A di quanto si pensi. Anzi. A guardarla dalla cornice di cui sopra, differenze non ce ne sono e se ci sono premiano la Serie B. Poi, come sempre, c’è il campo, l’incertezza dei risultati, la storia di molti club, i tantissimi giocatori che qui in B nascono e crescono. Un dato, tra gli altri: mai come in questo calciomercato invernale le squadre della massima serie stanno pescando per l’immediato o per l’imminente futuro in questo campionato degli italiani. E infatti comprano proprio e soprattutto giocatori italiani. A un passo dalla ripartenza del girone di ritorno il primo bilancio stagionale conferma la tendenza. Spettacolo, storie, giocatori, qualità. Basta vedere la classifica, come spesso succede in questo torneo a dimostrazione del fatto che c’è sempre niente di scontato, mettere insieme e in fila, in testa, sei squadre che solamente un anno fa non erano nella B. Dall’Hellas Verona al Frosinone appena retrocesse a Benevento e Spal neopromosse fino a Carpi e Cittadella. Di deciso, ovviamente, c’è nulla. Manca una vita alla fine. Ma qualcosa di già definitivo c’è eccome. In alto Hellas Verona e Frosinone sono le grandi favorite al ritorno in serie A. Subito dietro le matricole terribili Benevento e Spal che a questo punto ai playoff puntano eccome così come le altre infinite squadre appena in ritardo. E la stessa incertezza, con l’eccezione del Trapani ora davvero attardato, c’è anche in coda. Sarà un girone di ritorno deciso dal solito equilibrio, dalla voglia di recuperare delle formazioni più in difficoltà e dal bisogno di vincere di quelle che puntano in alto con il risultato, incerto, che ci saranno mai gare scontate. E questo è un altro fiore all’occhiello di questo campionato. L’ennesimo insieme con quello più bello, importante e decisivo per tutto il calcio italiano che verrà. I giovani. Il futuro del nostro pallone. Che nasce, cresce e prolifera proprio qui. Non c’è una sola squadra che non abbia almeno tre, quattro giocatori dal potenziale azzurro che verrà. Ci sono invece sette, otto club che hanno almeno quattro o cinque titolari nati sotto il 1997 e che già stanno raccogliendo consensi, articoli, apprezzamenti. Questa deve essere la B in un momento (eufemismo) di difficoltà del pallone tricolore. Ma i talenti ci sono, e solo questo conta. Giocano qui, sono tanti, giovani e forti. Basta vederli, seguirli, crederci. Il campionato degli italiani lo fa. #calciovero è un semplice hashtag. Il resto sono fatti e divertimento. E la voglia di ricominciare.

Enrico Testa (Caporedattore Centrale Raisport)

 

 

 

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