La stagione di Serie BKT appena terminata ha offerto tanti spunti in materia di giovani talenti: ragazzi di belle speranze che si sono candidati per un posto nel futuro del calcio italiano.
Federico Gatti è certamente uno di questi, come confermato dall’esordio (subito da titolare) in Nazionale contro l’Inghilterra l’11 giugno.
Abbiamo imparato a conoscere e apprezzare il difensore centrale nel corso dell’annata vissuta con il Frosinone, la prima in Serie BKT per il classe ’98. Una storia, la sua, che probabilmente va oltre quanto viene spesso, legittimamente, sottolineato quando si parla di sacrificio, dedizione e simili sostantivi. Gatti è probabilmente la miglior rappresentazione di un percorso dove le prime trappe non davano la benché minima sensazione di poter portare a quanto poi effettivamente realizzato.
Gli esordi del ragazzo l’hanno visto battagliare in Promozione (era la stagione 2014-2015), categoria dalla quale è partita la sua scalata, ed è stato un periodo certamente contraddistinto dalla polvere, quella che Gatti ha respirato tra i campi e nei luoghi degli svariati lavori che ha svolto per aiutare la famiglia: muratore, serramentista, riparatore di tetti e operaio ai mercati generali.
Tutto poi, riportato e ricordato sulla sua pelle nel senso letterario del termine: Federico Gatti ha dedicato diversi tatuaggi alla sua famiglia, come spesso ricorda nelle interviste.
Lavoro, fatica, sudore, perseveranza: doti che gli hanno permesso di approcciare alle partite in Promozione con il Pavorolo così come al big match contro l’Inghilterra. In mezzo un percorso lungo, probabilmente alle volte impervio, ma tanto stimolante. Ridurne la portata sarebbe scorretto, quindi è doveroso menzionare le tappe in Eccellenza per difendere i colori del Saluzzo, ancora del Pavarolo, infine del Verbania, con il quale fa il salto in Serie D. Una stagione, quella nella massima divisione dilettantistica, positiva a tal punto da potergli permettere dopo appena dodici mesi il tanto desiderato salto tra i professionisti.
È la Pro Patria la realtà con la quale Gatti conosce il mondo pro, quello dove il livello tecnico-tattica si alza in maniera netta e definitiva e si inizia a intuire se davvero puoi fare il calciatore di mestiere. Federico non pensa di essere arrivato, uno con la sua storia non casca in un simile tranello, e gioca un calcio di assoluto livello guidato da Ivan Javorčić (nel 2020-2021 alla guida della formazione di Busto Arsizio, poi prima storica promozione in B con il Sudtirol e oggi neo tecnico del Venezia), quindi un altro professionista che tra pochi mesi vedremo per la prima volta in Serie BKT, categoria che ha superficialmente conosciuto per quattro partite sulla panchina del Brescia tra il dicembre 2014 e il gennaio 2015.
Nell’estate del 2021 Guido Angelozzi, che in materia di giovani talenti ha dimostrato di avere una percentuale di precisione quasi algoritmica, ha l’intuizione che probabilmente cambia definitivamente la vita a Gatti: il Frosinone punta sul calciatore, che approda in Serie BKT in punta di piedi e, nel giro di poche partite, si rivela subito come uno dei giovani – ma in generale dei calciatori – più forti e interessanti del panorama cadetto.
Fisicamente strutturato, atleticamente energico, attento nelle marcature, preciso nelle letture e tenace nelle conduzioni palla al piede (quest’ultimo tratto non è casuale, dato che Gatti fino all’Eccellenza ha giocato da centrocampista, per poi essere schierato in difesa perché con il Pavarolo i calciatori andarono via e l’allenatore decise di schierare il giovanissimo Federico come centrale di difesa, essendo il più alto di tutti): una completezza tecnico-tattica ulteriormente migliorata da un atteggiamento sempre positivo ed ipercinetico. Da non dimenticare assolutamente poi, anzi da sottolineare, i cinque gol messi a segno: bottino notevole per un difensore.
La Juventus si è accorta di lui, l’ha acquistato nella sessione di mercato invernale per poi girarlo in prestito nuovamente ai “canarini”, con i quali ha continuato a impressionare in Serie BKT. Roberto Mancini, cui non manca il coraggio, l’ha lanciato in Nazionale prima di passare dal “Via” della Serie A, e la scelta è stata assolutamente ripagata con una prestazione sublime. L’abbraccio a fine partita tra i due potrebbe essere il manifesta della rinascita azzurra, il simbolo di quella tanto ostentata voglia di ripartire dai giovani: “Quando entro in camponon guardo in faccia nessuno, giocavo così in promozione ora lo faccio in nazionale”.
La battaglia di Federico Gatti continua.
Nella foto LaPresse Federico Gatti