Non tutti i detti sono corretti. Prendi ad esempio “L’erba del vicino è sempre la più verde”, e prova a dirlo all’addetto al campo dello stadio Francioni di Latina. La sua risposta sarà diretta: “Eh no caro mio, ti sbagli di grosso!”. Si, perché l’erba di questo campo è la prima nella classifica dei terreni di gioco della Serie B. “Nessun trucco – racconta Claudio Marucco – è solo il frutto di tanto lavoro”.
Il suo prato è un misto di erbe naturali che cura praticamente da solo per tutto l’anno. “Al massimo c’è qualche ragazzo che mi da una mano tra primo e secondo tempo delle gare casalinghe per sistemare qualche zolla fuori posto”.
Ma d’altra parte Claudio è nato con il pollice verde. “Vengo da una famiglia di agricoltori e ancora adesso ho la mia terra che curo quotidianamente, ma fino a sette anni fa mi occupavo di tutt’altro che campi da calcio”. Cosa? “Si, dopo i 18 anni mi sono messo a fare il marmista e solo qualche anno fa ho accettato l’offerta del Latina. In realtà l’ho fatto perché pensavo che viste le mie esperienze familiari curare un campo di calcio fosse una cosa facile, ma poi con il tempo mi sono ricreduto, anche se tornassi indietro non cambierei mai la mia scelta”.
Ha detto subito che non ci sono trucchi dietro il suo tappeto verde così bello, ma qualcosina sotto sotto c’è. “Rizollare sempre a fine partita, avere un buon drenaggio e usare concimi liquidi e granulari”. E poi il campo da calcio è un po’ come quello da coltivazione… “Ha le sue stagioni. Nel tardo autunno viene bucato e sabbiato perché deve essere più fitto visto che con il freddo non fiorirà più fino all’arrivo della primavera ed è per questo che da settembre a dicembre viene seminato tre volte”.
E poi c’è il discorso dell’erba: alta, bassa, umida, secca. “Queste sono cose che non dipendono da me, io mi limito solo ad eseguire le direttive da parte dell’allenatore che a seconda delle sue preferenze specifica l’altezza dell’erba e quanto debba essere bagnata”. A proposito, come si fa ad allargare e restringere il campo come fanno al Bernabeu? “Facile: tutto dipende da dove viene posizionata la badierina del calcio d’angolo. Basta fare più fori per piantare il paletto ed il gioco è fatto. Poi le linee possono essere tracciate di nuovo e se quelle bianche ancora non sono sparite spassa una bella mano di vernice colorata verde e non si vedrà più nulla del vecchio perimetro”.
Ma a proposito di bandierine, quelle del Francioni di Latina hanno qualcosa di molto speciale. “Le ho fatte fare a mano da mia mamma, in raso. Così sono uniche e sono anche belle”.
E allora è proprio il caso dio dirlo, per i vicini dello stadio Francioni di Latina sarà sempre dura la vita quando si tratta di giardini o rettangoli verdi da coltivare.
Quanto è dura la vita del magazziniere di una squadra di calcio. Molto, anzi moltissimo, per non parlare delle responsabilità. “Il martedì mattina facciamo la richiesta alla Lega per quanto riguarda i colori del kit da utilizzare per la prossima partita – spiega Stefano Mazzanti – e il giovedì riceviamo la risposta ufficiale”. E intanto c’è il lavoro sul campo durante la settimana. “Ci occupiamo di tutte le divise da allenamento della prima squadra e del settore giovanile, e quando si gioca il casa il sabato alle 15, il venerdì sera già iniziamo a preparare lo spogliatoio”.
Ogni cosa al suo posto. dalle maglie ai pantaloncini, dai parastinchi ai calzerotti. “Non ne parliamo. Ogni giocatore ha le sue fissazioni sui calzini. Chi li vuole corti, chi li vuole lunghi, chi li vuole aperti dietro al polpaccio e chi non sa manco lui come li vuole. Il momento nel quale impari i vari gusti è quello del ritiro estivo perché in quel periodo sei sempre a stretto contatto con giocatori e puoi capire bene cosa va meglio per loro”. Stefano ci ride su perché in tanti anni ne ha viste di tutti i colori. “Sono arrivato qui nel 1999: di notte lavoravo ai magazzini generali e di giorno mi occupavo del magazzino del settore giovanile”. Oggi è tutto – o quasi – nelle sue mani. “Ogni lunedì dopo le partite mi metto con la mia lista alla mano e stampo tutte le magliette che serviranno per la gara successiva”. La stampatrice oramai è la sua migliore amica, ma non solo. “Grazie ad uno nuovo prodotto chimico che mettiamo nelle lavatrici abbiamo risolto anche il problema delle macchie di prato che in certi casi sui kit bianchi erano praticamente indelebili a vita”.
Lui viaggia sempre con la squadra, ma la partita al Francioni è il giorno di lavoro più pesante. “Quando c’è la gara casalinga è come se giocassero 3 squadre perché ogni giocatore cambia anche 4 mute tra riscaldamento e partita, pure tra un tempo e l’altro”.
Nella foto Claudio Marucco