Lo Scudetto “dei pompieri” dello Spezia del 1944

Storia del perché sulle maglie dello Spezia c’è uno scudetto tricolore

 

“Ad Auschwitz c'era la neve”, cantava Francesco Guccini, mettendo in musica e parole, il dramma dei campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale.

E proprio da un campo di concentramento, per la precisione quello di Gusen, uno dei campi periferici rispetto a quello principale di Mauthausen, che prendere forma una storia che darà le radici allo scudetto dello Spezia. A Gusen, infatti, perde la vita Coriolano Perioli.

Coriolano Perioli è stato in carica come presidente dello Spezia dal 1941 al 1943. È una squadra importante quella messa in piedi dall’imprenditore di Arcola. È una squadra che milita stabilmente in Serie B e che compete nell’ambito della Coppa Italia.

 

Ma nella prima metà degli anni ‘40 dello scorso secolo, l’Europa brucia nel fuoco del conflitto mondiale e, alla fine della stagione sportiva 1942-1943, l’Italia entra nella fase più drammatica della propria storia.

Nell'estate del 1943 tra i fatti del 25 luglio e quelli dell’8 settembre l'Italia viene divisa in due; da un lato l'Asse al Nord, dall’altro gli Alleati al Sud. Due Paesi in uno. In quella calda estate viene stilato dalla FIGC un piano per disputare la stagione 1943-1944 in un torneo misto tra 36 squadre di Serie A e Serie B, suddivise in tre gironi. Ma il piano fallisce per le difficoltà varie.

Succede così che la FIGC, la cui sede viene spostata in fretta e furia a Venezia, compie una scelta particolare. Riesce ad organizzare il campionato dell’Alta Italia.

 

Al torneo prendono parte poco meno di 60 squadre. Dieci della zona Piemonte-Liguria, tra cui Torino Fiat e Juventus Cisitalia, otto squadre del campionato lombardo, comprese Ambrosiana Inter e Milano (nome autarchico del Milan); tredici squadre venete, divise in due gironi, otto squadre della Venezia Giulia e sedici squadre emiliane, alle quali vengono aggregate Suzzara, Mantova e appunto Spezia.

E qui torna utile la figura di Coriolano Perioli. Il presidente dello Spezia, come detto, è stato catturato e instradato verso il campo di concentramento dove la sua vita vedrà il tragico epilogo. Ma fa in tempo a lasciare al dirigente della squadra Semorile un’indicazione che salverà dalla partecipazione al conflitto i propri giocatori e che, al tempo stesso, scriverà la storia del club.

Perioli paventa l’idea di contattare il comandante dei Vigili del Fuoco di La Spezia, l'ingegner Gandino, al fine di allestire una squadra per affrontare il campionato. Il modello è comune a tutte le squadre che, in pratica, fanno assumere i calciatori dalle aziende locali e di fatto li salvano dal fronte. Succede tra il Torino e la Fiat, tra la Juventus e la Cisitalia e con il Novara marchiato Istituto Geografico De Agostini.

Semorile e Gandino, nell’autunno del 1943, chiudono così l’accordo per trasferire ai Vigili del Fuoco tutti i calciatori della rosa dello Spezia. I calciatori evitano così il servizio militare di guerra, e formano la squadra per il campionato con il nome di VV.F. Spezia.

A guidare i ragazzi viene contatto Ottavio Barbieri, vecchia gloria genoana. L'accordo tra Spezia e Vigili del Fuoco è pro tempore e prevede la restituzione tutti i giocatori allo Spezia al termine della guerra. Il resto è storia, quella scritta dalla “squadra dei pompieri”.

I calciatori si allenano a Rapallo, perché il Picco è devastato dai bombardamenti, e ingaggiano le trasferte a bordo di una autobotte modificata. Il girone eliminatorio, il Gruppo B emiliano, viene superato da primi in classifica con 5 vittorie e 3 pareggi. Alle finali regionali lo Spezia approda in compagnia di Bologna, Lucchese e Montecatini. Ma il divampare della guerra obbliga le due squadre toscane a rinunciare.

Chi andrà alle finali nazionali tra Spezia e Bologna si decide nel doppio confronto in programma tra l’11 e il 18 giugno 1944. Nel match di andata l’estremo difensore spezzino Bani para di tutto, mentre nel finale Rostagno colpisce in contropiede, forse viziato da fuorigioco. Scoppia il parapiglia, i tifosi felsinei invadono il campo e la partita viene sospesa. Il match di ritorno non verrà mai giocato. Lo Spezia, per decisione del giudice sportivo, vedrà assegnarsi due vittorie a tavolino per 2-0.

La vittoria finale del Campionato Alta Italia si assegna in un mini-girone a tre con Spezia, Torino rafforzato da Silvio Piola ed il Venezia. Una fase finale da disputare il 9, il 16 e il 20 luglio all’Arena di Milano.

 

Nel primo match i vigili del fuoco liguri bloccano sull’1-1 i lagunari, mentre nel secondo match superano a sorpresa con un 2-1 i granata fregiandosi di fatto del titolo di Campioni di Italia. La certezza matematica del trionfo arriva solo il 20 luglio quando il Torino batte il Venezia, mentre lo Spezia è già tornato in città.

Ma la vittoria spezzina è effimera. Qualcuno, parafrasando le vicende politiche, lo chiama lo Scudetto Mutilato. Nemmeno venti giorni dopo, l'8 agosto 1944, la Federcalcio, conferma che il titolo di Campione d'Italia resta al Torino, trionfatore dell’ultimo torneo unitario, mentre ai Vigili del Fuoco della Spezia viene assegnata una semplice Coppa Federale.

Ben 58 anni dopo, il 22 gennaio 2002, su spinta di giornalisti e autorità locali, la FIGC torna sulla vicenda assegnando il titolo onorifico di Campione d’Italia 1944 allo Spezia. Lo scudetto non è iscritto nell’albo d’oro ufficiale, ma le Aquile possono esporlo sulle proprie maglie. E così faranno per tutti gli anni a venire, in memoria e onore degli eroi dell’Arena di Milano guidati da Semorile e dal presidente Coriolano Perioli.

 

 

 

 

 

 

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