Re Astolfo e i cappelletti: B Marzio racconta Carpi

La nona puntata della B Marzio fa tappa a Carpi insieme a Raffaele Bianco ed Enzo Caracciolo, tifoso biancorosso.

 

 

La piazza dei martiri di Carpiè una delle più grandi d’Italia e addirittura d’Europa: sullo sfondo la facciata del Duomo, su uno dei lati – quello di fronte ai portici – il castello dei Pio. La cornice è di quelle che difficilmente possono passare in secondo piano anche perché sul castello medioevale sono ancora visibili le crepe lasciate dal terremoto che nel 2012 ha colpito la città di Carpi e l’Emilia. Quando Raffaele Bianco (capitano della squadra della città) ed Enzo Caracciolo (tifoso ed ospite della nostra rubrica) si ritrovano in piazza, è quasi naturale che i loro occhi si incrocino proprio sotto le mura del castello. “Nel 2012 la situazione era davvero difficile – racconta Enzo – e anche i ragazzi della squadra erano provati”. Raffaele Bianco a Carpi è arrivato proprio alla fine di quella stagione quindi non ha vissuto quei momenti. E’ anche per questo che ascolta attentamente e con grande pathos. “I danni sono stati parecchi e pensare che Carpi è stata anche graziata, ma i dintorni sono stati martoriati. Molte famiglie sono rimaste e sono tuttora senza casa, ed il calcio in quel periodo è passato un po’ in secondo piano. Ma poi i successi degli anni successivi ci hanno aiutato a dimenticare”.

E di quei successi Raffaele è stato uno dei protagonisti. “Carpi per me è una seconda casa. Si vive benissimo, la mia famiglia si è ambientata alla grande e anche mio figlio è nato qui”. A contribuire all’ambientamento, anche l’aspetto culinario della città e della regione, argomento sul quale è Enzo a pungere un po’ il suo capitano.  “Diciamolo che le tue tigelle sono ottime!”, aggiunge con una risata. “Non ne parliamo – risponde Raffaele – qui stare attenti alla dieta è un bel problema. I cappelletti in brodo in inverno con un bel bicchiere di Lambrusco sono il top. Senza dimenticare gnocco fritto e  tigelle”.

Ma tra Enzo e Raffaele c’è una confidenza tale che sembra quasi che i due si conoscano da una vita. “In realtà così si direbbe – aggiunge il capitano del Carpi – ma il modo in cui ci siamo conosciuti è molto particolare”. A questo punto è Enzo a prendere la parola. “Era il mio compleanno ed ero in un locale a festeggiare, l’ho visto all’esterno del bar, l’ho riconosciuto e l’ho invitato. Non mi aspettavo accettasse, eppure ha non è andata così, anzi E da lì è nata anche una bella amicizia”. I due ridono, scherzano e si prendono in giro. Fino a quando è Raffaele a fargli una domanda inaspettata. “Ma perché non mi racconti un po’ di storia della città? Come mai si chiama Carpi?”. Raffaele già ride perché pensa di aver spazzato il suo tifoso che invece non lo dribbla, ma con una risposta secca fa gol. “In questa zona c’era un bosco di carpini, un giorno il re Astolfo, che era appassionato di caccia, aveva perso il suo falcone e promise che avrebbe fondato una città se l’avesse ritrovato. E il caso volle che il falcone fu ritrovato su uno dei carpini di questo bosco”. Raffaele lo guarda sbalordito, lo abbraccia e insieme ridono di gusto. “Lo sapevo che mi avresti messo in difficoltà con qualche domanda del genere, e allora ho studiato per bene”.

I due poi si confrontano sul campionato scorso e sulle partite giocare a Modena, e anche qui Enzo spiazza il suo capitano. “A me non interessa dove giocate. Per me potete andare a farlo anche nel campetto dell’oratorio, io vi seguirò sempre. Non mi ha fatto alcuna differenza”. A questo punto l’abbraccio scatta di nuovo, ma questa volta non è affatto ironico ma di affetto genuino e sentito. Sono un calciatore ed un tifoso sì, ma si comportano come amici che si conoscono da sempre. Il bello del calcio è anche questo.
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