Semplicemente Sir Claudio Ranieri

Spesso a suo agio nelle città marittime, l’allenatore ha saputo navigare in mari tranquilli o agitati. Ora la sua esperienza è al servizio del Cagliari

Nella foto LaPresse Sir Claudio Ranieri ringrazia per l'ovazione dei suoi tifosi

 

“Le Città di Mare sono i punti del mondo dove vanno a finire i rumori di fondo della autostrade”, potrebbe essere questo vecchio pezzo di Eugenio Bennato, datato, non a caso, 1988-1989, la colonna sonora del viaggio sportivo di Claudio Ranieri, “Sir Claudio” per tutti.

Un viaggio iniziato a Cagliari, 35 anni fa e che oggi, dopo aver toccato tutti i cinque più grandi campionati di calcio europei, riparte dal suo primo grande amore: la Sardegna e la Serie BKT.

Un viaggio che, curiosamente, si è svolto soprattutto via mare, con una partenza proprio dal porto di Cagliari dove, nell’estate del 1988, l’allora 37enne Claudio Ranieri si è seduto sulla panchina rossoblù, fortemente voluto dal Presidente Antonio Orrù dopo le belle prestazioni con la Vigor Lamezia, che porta dall’Interregionale alla Serie C2, e con la Campania Puteolana.

Il Ranieri I sulla panchina cagliaritana resta agli annali. Dal 1988 al 1991 conquista due promozioni consecutive portando il Casteddu dalla Serie C alla Serie A, ottenendo all’esordio nel massimo campionato italiano una salvezza tranquilla.

Inevitabile il salto ad una big della Serie A. Il passaggio, tra l’altro, è verso un’altra città di mare: Napoli. Corrado Ferlaino, l’uomo che ha portato Maradona in Italia, vede grandi potenzialità nella classe, nell’eleganza e nella grinta del giovane tecnico di Testaccio e lo vuole per costruire il Napoli del post Diego. Benissimo il primo anno, con il lancio di definitivo di Zola, non bene il secondo quando Ranieri vive un fastidioso esonero.

Ma la carriera di Sir Claudio ormai è decollata. La tappa successiva è Firenze, dove nel periodo 1993-1997 guida la Fiorentina di Vittorio Cecchi Gori, Francesco Toldo, Manuel Rui Costa e Batistuta dalla Serie B all’Europa passando per una clamorosa vittoria della Coppa Italia, trofeo che a Firenze mancava da 21 anni e della Supercoppa italiana.

Dopo Firenze arriva un nuovo richiamo del mare, e l’approdo al porto di Valencia dove vive la prima esperienza all’estero e dove conquista la Coppa del Re ed il primo trofeo Uefa della sua carriera: la Coppa Intertoto. Nel 2004 alzerà al cielo, sempre con il Valencia, la Supercoppa Europea.

Nell’estate del 2000, dopo la parentesi all’Atletico Madrid, Sir Claudio approda nella neonata Premier League e lo fa da una città che metaforicamente è un porto di persone: l’immensa e affascinante Londra. Il tecnico di Roma sostituisce al Chelsea il compianto Gianluca Vialli e guida la nascita del grande Chelsea degli Anni Duemila.

Il porto successivo, dopo una nuova tappa a Valencia e le poco fortunate esperienze con Parma e Juventus è a casa sua a Roma. Il biennio romano di Ranieri è da brividi. Arriva in sostituzione di Luciano Spalletti dimissionario, con i giallorossi ultimi in classifica, e li porta a competere con l’Inter di Mourinho.

L’esperienza e il carisma di Claudio Ranieri si sono plasmati grazie alle avventure all’estero e alla capacità di mettersi sempre in discussione in piazze mai scontate. Un viaggio continuo per trovare stimoli, risultati e per riscoprirsi. Un percorso che nel 2013 lo porta addirittura a Monaco, in Francia, dove accompagnerà il club monegasco in Ligue 1 dopo la retrocessione del 2011, poi ad Atene dove guida la Nazionale greca per cinque match e poi Genova, dove sponda Sampdoria centra una salvezza quasi impossibile.

A Genova Ranieri si toglie due belle soddisfazioni. Il superamento di quota 1.000 panchine nei vari campionati professionistici e il record di primo e unico allenatore a vincere tutti i derby stracittadini italiani (dopo la vittoria contro il Genoa il 14 dicembre 2019).

Impossibile per ogni appassionato di calcio dimenticare la vittoria con il Leicester nel 2015-2016 con un club che 24 mesi prima militava in Championship, la Serie B inglese. La sera del trionfo, sempre con la sua grande signorilità che ne ha accompagnato le imprese e le vittorie, si pronunciò così: “L’unica dedica che posso fare è dire a tutti di crederci. Provateci, non solo nel calcio, ma in tutti i campi della vita”.

Lui lo ha fatto, ci è riuscito e ora vuole chiudere il cerchio anche nella sua Cagliari, una città di mare quelle che “fanno pensare ad un girotondo di incontri mancati e di grandi amori”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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