Correva l’anno 1944. La Seconda Guerra Mondiale era a un punto cruciale e scaricava tutta la propria violenza sull’Europa, non risparmiando ovviamente un’Italia divisa dalla Linea Gotica, tra le cui strade il popolo aveva l’assoluta necessità di provare a respirare almeno un poco di “normalità”, dimenticando i rastrellamenti, le battaglie, il dolore e la morte. Fu così che la Federcalcio, con sede a Milano, decise di organizzare un Campionato di divisione nazionale misto, al termine del quale sarebbe stato assegnato il titolo di Campione d’Italia.
E’ in questo contesto storico che si sviluppò la leggendaria impresa dei Vigili del Fuoco di La Spezia, che a bordo di una vecchia autobotte modificata per trasportare la squadra e sempre sotto il rischio dei bombardamenti, furono in grado di compiere qualcosa di unico e irripetibile, sbaragliando la concorrenza fino a trovarsi di fronte il Grande Torino in un indimenticabile 16 luglio 1944, con gli imbattibili granata di Vittorio Pozzo che caddero sotto i colpi di Angelini, reti che portarono gli uomini di Ottavio Barbieri sul tetto d’Italia.
Quegli eroi sportivi, Bani, Borrini, Amenta, Gramaglia, Persia, Scarpato, Tommaseo, Rostagno, Costa, Tori e Angelini, guidati da Ottavio Barbieri, sono diventati leggenda. E sono stati portati sul palcoscenico, a teatro, con “Eravamo quasi in cielo” dove Gianfelice Facchetti ha fatto rivivere l’impresa in tutta Italia; li ricordano nella tribuna dell’Arena di Milano attraverso una targa celebrativa con scritto: ‘Il 16 luglio 1944, in un giorno di allarmi aerei, lo Spezia Vigili del fuoco, battendo in questa arena la squadra del grande Torino, regalò al calcio italiano un’impresa epica gettando un ponte di speranza nella rinascita del Paese’.
Una delle pagine più romantiche del calcio… ‘Mentre dal cielo piovevano bombe sfiorarono la gloria con le dita”.