Dal 1975 parte il lungo flashback di Bruno Iori, deejay di RadioFreccia nel film diretto da Luciano Ligabue. Nello stesso anno, il 1975, dalle parti dello stadio Liberati di Terni prende forma il gruppo di tifosi della Ternana che l’allora allenatore della squadra, Lauro Toneatto, decise di ribattezzare Radio Noce. Molto più di una semplice coincidenza dal momento che quelli che all’epoca erano solo dei ragazzini, hanno continuato a coltivare la loro passione per la squadra del cuore fino ai giorni nostri. Dal quel flashback soltanto cinematografico, alla realtà. Merito di quelli che allora erano circa 120, e adesso sono rimasti sessanta o poco più.
“C’era un albero di noce vicino allo stadio dove ci riunivamo ogni giorno per assistere agli allenamenti delle Ternana e parlare di calcio”, così racconta Arnaldo Rinaldi, ex presidente del club. “E alla fine di ogni seduta Toneatto veniva in ciabatte a mettere i piedi in un piccolo corso d’acqua che scorreva accanto al noce. Si avvicinava e ci faceva la solita domanda “Che dice oggi Radio Noce?” e così poco alla volta il nostro gruppo ha preso questo nome”. Con gli anni la passione è rimasta immutata e a cambiare è stata solo la sede. Ancora più comoda, perché dalle radici del noce si sono trasferiti all’interno dello stadio.
Nel 1999, grazie ad una concessione comunale, hanno ottenuto un locale al secondo anello nella tribuna ed è lì che si riuniscono ogni giorno. “Parliamo di calcio, ovviamente – aggiunge un altro dei soci – e della Ternana, perché a noi interessa solo quello”. C’è un televisore dove fino a qualche anno fa vedevano le partite in trasferta della loro squadra del cuore, perché per quelle in casa gli basta uscire dalla sede del club e spostarsi ai loro posti numerati. “Siamo tutti abbonati regolarmente e non ci perdiamo neanche una gara”. E pare che lo spettacolo nello spettacolo siano proprio loro. “I nostri vicini spesso trascorrono gran parte della partita a fare video a noi piuttosto che assistere alla partita”. Ridono e scherzano ma ad un tratto si fanno più seri.
“Questo è il nostro libro mastro – spiega Graziano Bargellini, il contabile del gruppo, mostrando un foglio di carta affisso alla parete – qui appunto il rendimento di ogni singolo giocatore durante la stagione”. C’è proprio tutto: media voto, ammonizioni, squalifiche, persino il voto dell’allenatore e quello degli arbitri. “Ecco sull’ultimo punto abbiamo un po’ di problemi perché provo sempre a fare la media tra i voti di Messaggero, Corriere dello Sport e Corriere dell’Umbria, ma alla fine mi faccio prendere la mano e arrotondo sempre per difetto”. A Graziano gli arbitri non piacciono molto, mentre sul miglior giocatore della stagione sono tutti d’accordo: “Falletti, ma anche Gonzalez”.
Guardandosi attorno, a parte il televisore, non c’è segno di tecnologia, e così una domanda sorge spontanea: ma per il calciomercato come si fa? “Facile – incalza Silvano Nulli Rinalducci, presidente in carica e “mercataro” del gruppo – ogni volta che leggiamo sul giornale il nome di qualche giocatore che può essere obiettivo di mercato, vado a prendere l’almanacco della stagione in corso e studio le statistiche”. Risolto anche il problema della mancanza di internet, perché alla fine per certe cose basta utilizzare i metodi fai da te. E sulla base delle statistiche già ampiamente mandate a memoria sono chiari anche gli obiettivi per la prossima stagione: “ci piacerebbero Ganz e Antenucci”.
Insomma, altro che Radiofreccia: questa si che è una storia da film, ed il nome è anche già scritto. Radio Noce.
Ma a Terni le storie non finiscono qui.
Tra moglie e marito…non mettere il tifo. Lo ha imparato fin da subito la moglie di Paolo Farroni che durante il loro viaggio di nozze nel lontano 1974 scappò dalla luna di miele per seguire una partita della Ternana. “Convinsi mia moglie a fare una tappa del viaggio di nozze sul Lago di Garda – racconta ancora ridendo Paolo – dicendole che da quelle parti c’erano delle bellissime attrazioni turistiche piene di storia”. Senza aggiungere che di lì ad un paio di giorni si sarebbe giocato Brescia-Ternana. “Intanto mi sentivo telefonicamente con gli amici del gruppo per farmi venire a prendere sotto l’albergo, perché con la mia macchina non potevo muovermi”.
Peccato che la mattina della partita loro si presentarono con un pulmino e quando lo fecero chiamare in camera dal portiere dell’hotel la moglie si insospettì parecchio. “Si affacciò dalla finestra della camera da letto e scoprì il mio piano. In quel momento capii che il nostro matrimonio sarebbe durato a lungo perché seppur a malincuore mi lasciò andare alla partita e mi aspettò per la sera in albergo”.
Il destino, poi, ci ha messo del suo. “Il mio primo figlio di calcio non si è mai interessato, e non potete immaginare quanto ci rimasi male. Ma poi la figlia femmina, Costanza, è stata la mia rivincita: malata per il calcio e tifosissima della Ternana”. E adesso lavorano insieme proprio per la squadra del cuore: “lei in biglietteria, io dal ’72 mi occupo dell’accoglienza degli arbitri e delle squadre”. Ma a distanza di tanti anni non ha mai smesso di vivere le partite in maniera molto particolare. “Se la Ternana vince piango dall’emozione, se invece perde piango dal dispiacere. Sono arrivato a pensare che il derby debba finire sempre pari per evitare che mi venga un malore, in un senso o nell’altro”.
Viene quasi da pensare che se mai la moglie di Paolo dovesse essere gelosa, potrà esserlo solo della Ternana, perché se non è amore questo…
A Graziano Fazi le cose piace farle bene. E’ per questo che la mattina, quando è necessario, va in prima persona a Roma al mercato ortofrutticolo per scegliere i prodotti migliori. “Papà è uno preciso – racconta suo figlio Massimo – e qui al ristorante vuole che funzioni tutto alla perfezione”. E sarà anche per questo che negli anni la sua trattoria è diventata un punto di riferimento per giocatori, dirigenti e allenatori della Ternana. “Fino a 9-10 anni fa venivano qui praticamente a pranzo e cena”, continua Massimo. “Ed infatti con i giocatori della mia età sono diventato amico fraterno. Quando Peluso ha conosciuto la sua attuale compagna era con me in discoteca, mentre con Jimenez ci sentiamo sempre tramite Facebook”. Anche perché il cileno da Graziano ci ha addirittura vissuto. “Al piano di sopra del ristorante abbiamo delle stanze da letto e durante quella stagione lui e Comandini erano nostri ospiti. Dormivano in due camere attaccate e così siamo diventati amicissimi”.
Degli ultimi anni della Ternana Massimo ricorda praticamente tutto: aneddoti, curiosità e storie più o meno note. Qualche altra gliela suggerisce la madre che però ci tiene a precisare che stava sempre in cucina e quindi non è che seguiva tutto alla perfezione. Dopo poco, però, arriva Graziano, il padrone di casa di ritorno dalla “spesa” fatta Roma. “Se dovessi raccontare tutto quello che ho vissuto in questi anni con la Ternana non la finiamo più”. In realtà di tempo ne abbiamo e così Graziano inizia a sfogliare l’album dei ricordi che poco alla volta si colora con una fotografia sempre più recente. “Nel 1973 eravamo appena retrocessi dopo il primo anno in Serie A e vincemmo la prima partita in casa contro l’Arezzo per 2-0. Il presidente dell’epoca era Taddei portò la squadra a cena qui e iniziammo a fare festa. Non so perché ma salirono tutti sui tavoli a ballare e al mattino dopo ci accorgemmo che era tutto distrutto: dovemmo ricomprare tavoli e tovaglie. Ma non ci improntava nulla, la gioia per la vittoria era troppo grossa”.
Da un’emozione – positiva – ad un ricordo meno bello. “Dopo una pesante sconfitta a Pescara la squadra allenata da Ulivieri venne a cena qui. I giocatori erano ad una tavolata tutti insieme, mentre l’allenatore era da solo in un tavolino senza che nessuno gli rivolgesse la parola. C’era stata chiaramente una discussione interna ma siccome con Ulivieri avevo un ottimo rapporto lo invitai in una saletta appartata a mangiare al tavolo con me e mia moglie, tanto lui era uno di casa e non mi andava che stesse lì da solo”.
Il tempo scorre, per noi come nell’album dei ricordi di Graziano che racconta di Poerio Mascella, migliore forchetta mai passata dalla sua cucina. “In tutti i sensi, perché oltre ad essere un buon mangiatore, era bravissimo anche ai fornelli. Sua mamma era un’ottima cuoca e lui aveva appreso alla grande quell’arte. Il suo piatto migliore era il pollo alla crema, ma non chiedetemi che crema fosse perché non lo ricordo, so solo che era ottima”. Poi si ferma e sorride. “Questa non so se posso dirla”, ha un attimo di esitazione ma alla fine ridendo confessa. “Quando Colantuono era ragazzino era veramente tirchio. Fu per questo che la prima volta che mi pagò una cena presi quella 10mila lire, gliela feci firmare e la misi in un quadretto. Ho ancora conservato questo “capolavoro” e proprio qualche giorno fa mi è ricaricata tra le mani. Gli dissi che ero talmente emozionato per quella “offerta” che l’avrei conservata a vita”. E così ha fatto Graziano, da buon perfezionista, perché è proprio vero che le cose a cui tiene le cura con amore e tanta dedizione.
Nella foto i tifosi della Ternana appartenenti al club Radio Noce